La fine della primavera di Praga

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Nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 le truppe del patto di Varsavia entrarono in Cecoslovacchia con l’ obiettivo di reprimere e stroncare il nuovo corso politico attuato con l’ avvento al potere di Alexander Dubèek noto come la Primavera di Praga. Una stagione politica che portava con sé il cambiamento verso un socialismo dal volto umano, una necessità di riforme democratiche che non piacquero a Mosca. Come già successe in Ungheria nel 1956 l’ Unione Sovietica mostrò il suo vero volto, duro, liberticida e totalitario, intransigente verso ogni cambiamento. In codice l’ operazione venne chiamata Danubbio e Tempesta, parteciparono cinque paesi del patto di Varsavia: Unione Sovietica, Bulgaria, Polonia, Ungheria e Germania Est. L’ Unione Sovietica inviò il grosso delle truppe. All’ alba le truppe dei cinque paesi entrarono a Praga, esse avevano l’ intenzione di liberare il popolo cecoslovacco, ad attenderli invece i praghesi li accolsero con ostilità. A Mosca erano sicuri del contrario, i media sovietici chiedevano reportage dell’ accoglienza festosa che la popolazione cecoslovacchia avrebbe riservato ai liberatori. Il tono della vera accoglienza fu censurato in Unione Sovietica. Tra la notte del 20-21 agosto e la fine del 1968 ci sono stati 92 morti tra i soldati del fronte del patto di Varsavia, molti di loro per incidente. Dalla parte ceka si contano un centinaio di perdite, solo una minima parte dovuta ad armi da fuoco. L’ avventura praghese per l’ Unione Sovietica fu una sconfitta dal punto di vista politico. Non riuscirono nell’ “impresa” di ripetere quanto avvenuto in Ungheria nel 1956. Non riuscirono a imporre un governo fantoccio legato a Mosca. Dubèek fu arrestato. Nel frattempo un congresso clandestino in una fabbrica confermò la fiducia a Dubèek. I sovietici furono costretti a rilasciarlo. I rapporti di forza però all’ interno del partito si modificarono e con i mesi Dubèek fu allontanato dal partito stesso. La “normalizzazione” da parte di Mosca attraverso il suo controllo portò i dirigenti che avevano promosso il cambiamento ad essere allontanati o costretti ad emigrare altrove e la Primavera di Praga si esaurì.

Ettore Poggi

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