Anschluss: così Hitler si prese l’Austria

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Il 13 marzo 1938 si conclude il processo di annessione diretta dell’Austria alla Germania, il cosiddetto “Anschluss”. L’operazione, iniziata solo il giorno precedente, consiste nell’entrata in territorio austriaco da parte dei soldati tedeschi, nell’occupazione delle città e nell’assunzione del pieno controllo di tutte le funzioni statali. Le truppe austriache, nel complesso, non oppongono la minima forma di resistenza e l’Austria cade, fin troppo facilmente, nelle mani naziste, tra lo stupore dei gerarchi e dello stesso Fuhrer. L’Europa si limita ad un richiamo verbale, considerando tuttavia l’Austria quasi “un’estensione territoriale” della stessa Germania, mentre Mussolini avvisato con un telegramma dallo stesso cancelliere del Reich, si ritrova così l’esercito tedesco al Brennero. Per Adolf Hitler, l’Austria è una conquista territoriale fondamentale, per le seguenti ragioni. Primo, si tratta della sua nazione di origine, dato che egli nacque a Branau, un piccolo paesino austriaco di frontiera situato proprio al confine con il territorio tedesco: Hitler predilige fin da adolescente la Germania all’Austria, ne coglie la grandezza dello Stato e del suo popolo, la sua potenza intrinseca e il fascino del mito del “Volk”. Secondo, l’annessione è fondamentale per l’ampliamento dello spazio vitale tedesco: già nel suo Mein Kampf, Hitler elenca quali sono i passi necessari per espandere la Germania e farne così lo stato dominante in Europa e nel mondo. Terzo. in questo modo il dittatore tedesco può esercitare una forte pressione nei confronti dell’Italia, stanziando le proprie truppe alla frontiera sulle Alpi. L’Europa è ben consapevole che Hitler non si fermerà all’Austria, infatti nel giro di pochi anni verranno conquistate e annesse la Cecoslovacchia e la Polonia. Solo dopo l’invasione di quest’ultimo stato, avvenuta il 1 settembre 1939, l’Europa interverrà controllo il dittatore tedesco, ma sarà troppo tardi. Si sarebbe potuto prevedere e fermare Adolf Hitler? Si, sarebbe bastato leggere il Mein Kampf ed interpretarlo non come il suo diario di pensieri, ma come il suo programma politico che il Fuhrer metterà in atto punto per punto: invasioni, guerra, sterminio, genocidio. Ma, ad Inghilterra e Francia, faceva comodo in quel momento che uno stato forte, deciso, bellicoso si imponesse facendo da argine alla “preoccupante” potenza sovietica. Nessuno calcolò la furia e la non-follia di Hitler, ma il suo lucido e trasparente piano di morte e distruzione. L’Europa pagò a caro prezzo quest’errore perdendo, per sempre, il ruolo di continente egemone, a favore degli Stati Uniti.

Per ora, Hitler sfila sulla sua auto scoperta, tra ali di folla festante, il suo cuore trabocca di gioia e di vendetta, ci è riuscito: quel ragazzotto austriaco che vagabondava per le strade senza una meta, schivato da tutti, mai apprezzato per il suo talento da artista che egli pretendeva di avere, quel ragazzotto ora è acclamato e osannato da tutti. Per un attimo il Fuhrer penserà che gli può bastare così, ma è solo un momento, la Cecoslovacchia torna nei suoi occhi.

Roberto Rossetti

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