Il complicato esordio di Abramo Lincoln

Lincoln

Washington 4 marzo 1861. E’ il giorno dell’insediamento di Abraham Lincoln come sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’ America. E’ un giorno permeato da un’ atmosfera cupa, si respirava tensione. Nei mesi precedenti all’elezione, uno dopo l’altro, diversi stati del sud si staccarono dall’ Unione per formare la Confederazione degli Stati Uniti del Sud. Gli stati furono inizialmente la Carolina del Sud a cui seguirono il Mississippi, la Florida, L’ Alabama, la Georgia, la Louisiana e il Texas. Le motivazioni di questa decisione furono fatte risalire all’ elezione di Lincoln, alla questione dell’ eventuale abolizione della schiavitù e ad altre di ordine economico. Abraham Lincoln arrivò a Washington sotto la minaccia di eventuali attentati di matrice sudista. Il presidente uscente Buchanan, verso le ore 12, si recò all’ albergo dove alloggiava Lincoln per accompagnarlo nella cerimonia di insediamento che si teneva al Campidoglio. Le cronache del tempo narrano che Lincoln indossasse un vestito nuovo, una camicia bianca, il cilindro in mano impugnando un bastone d’ ebano con il pomo d’oro. Nei pressi del Campidoglio si radunò molta gente. Lincoln appariva nervoso anche perché avrebbe dovuto giurare, verso le ore 13, davanti al presidente della Corte Suprema degli Usa, Roger B. Taney. Quest’ ultimo è ricordato per aver ribadito, in occasione del caso Dred Scott contro Sandford, la considerazione redatta nella Costituzione in merito alla condizione degli afro-americani. Essi erano ritenuti inferiori e non classificabili come cittadini americani. Nel suo discorso Lincoln fu molto equilibrato dal punto di vista politico. La situazione era al limite. Si pose di fronte al popolo americano come il presidente di tutti gli stati americani, anche dei secessionisti del sud. Li invitò a desistere dal separarsi e a non peggiorare le cose imbracciando le armi per iniziare una guerra. Promise di venire in contro alle esigenze degli stati del sud attraverso delle ragionevoli concessioni. Volle far capire di avere come obiettivo principale la permanenza degli stati secessionisti all’ interno dell’ Unione, parafrasando la parabola del figliol prodigo. Rimise quindi nelle mani di questi ultimi le responsabilità di una imminente guerra civile. Concluse il discorso con un invito alla fratellanza e alla benevolenza tra tutti.  Un mese più tardi il 12 aprile 1861 scoppiò la Guerra di Secessione.

Ettore Poggi

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Nascita del tricolore Italiano

bandiera-tricolore-italiana

Un drappo di stoffa che viene usato per simboleggiare un’ identità. In esso si possono rintracciare i colori che rappresentano i valori di un agglomerato umano. Ci sono varie teorie sulla nascita del tricolore che sventola tutt’oggi in tutto il Paese. La più accreditata è fatta risalire al periodo napoleonico.  Il 7 gennaio del 1797 a Reggio Emilia nacque il tricolore italiano. Prima dell’Unità d’ Italia. Quando all’ interno del parlamento della Repubblica Cispadana, il deputato Giuseppe Compagnoni, vide approvata la sua proposta di “rendere universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”. Questi tre colori dapprima sistemati in orizzontale presero ispirazione dalla bandiera francese. Nel territorio italiano del 1796, in un contesto in cui le armate napoleoniche vittoriose nella campagna militare dell’epoca si registrò l’ affermazione di  diverse repubbliche di ispirazione giacobina che assunsero stendardi tricolori. Inoltre i  reparti “italiani” dell’epoca che affiancarono l’esercito napoleonico assunsero i colori verde, rosso e bianco. La legione lombarda fu l’esempio più calzante. I tre colori prima citati erano già presenti nello stemma del comune di Milano. Il verde era già presente nelle uniformi della guardia civica milanese. Tuttavia anche i soldati dell’ Emilia e della Romagna assunsero questi colori nei loro vessilli e da questa impostazione  venne presa la decisione della Repubblica Cispadana di confermarli nella sua bandiera. Lo stemma della repubblica abitava il centro bianco del vessillo, stemma che consisteva in un turcasso contenente quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi. L’ 11 maggio 1798 la Repubblica Cisalpina assunse i tre colori nel formato delle bande verticali. Dopo la seconda campagna napoleonica attorno al 1814 il tricolore cessò di essere percepito come vessillo dinastico o militare ma venne per la prima volta percepito come simbolo del popolo, recante valori di libertà e di identità.  Il 7 gennaio del 1897 Giosué Carducci in un discorso a Reggio Emilia ebbe a celebrare la nascita del tricolore italiano dando questa interpretazione del tre colori “il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de’ poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi”.
Concluse il suo intervento con il monito “L’ Italia è risorta nel mondo per sé e per il mondo, ella, per vivere, deve avere idee e forze sue, deve esplicare un officio suo civile ed umano, un’espansione morale e politica. Tornate, o giovani, alla scienza e alla coscienza de’ padri, e riponetevi in cuore quello che fu il sentimento il voto il proposito di quei vecchi grandi che han fatto la patria; l’Italia avanti tutto! L’Italia sopra tutto!” . Sperando quanto meno che sia un incoraggiamento per rendere questo Paese un luogo degno della cultura che lo ha caratterizzato da sempre.

Ettore Poggi

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