Robert Kennedy raccoglie la torcia di MLK

martin luther king

Alle 18.01 del 4 aprile 1968 James Earl Ray aveva puntato il suo fucile di precisione sul balcone della stanza 306 del Lorraine Motel. Siamo in  Mulberry Street a Memphis. In quegli istanti si affacciò Martin Luther King. Ray esplose un colpo. King colpito alla testa cadde. Morì un ora e mezza dopo. Finì in quel momento la parabola terrena di Martin Luther King. Nelle ore successive si scatenò l’inferno per le strade d’America. Robert Kennedy era in piena campagna elettorale per le primarie, a Indianapolis. Fu egli stesso a informare chi era accorso per ascoltarlo. Improvvisò un discorso sull’ onda emotiva che lo travolse. Salì su un furgone e pronunciò le seguenti parole:

“Ho delle notizie molto tristi per tutti voi. E, credo, notizie tristi, per tutti i nostri concittadini e per le persone amanti della pace in tutto il mondo.

Ed esse sono che Martin Luther King è stato colpito e ucciso stasera a Memphis, in Tennessee.

Martin Luther King ha dedicato la sua vita all’amore e alla giustizia tra gli esseri umani, ed è morto nel portare avanti questa lotta.
In questa giornata difficile, in questo momento difficile per gli Stati Uniti è forse il caso di chiederci che tipo di nazione siamo, e in che direzione vogliamo procedere.
Per quelli di voi che sono neri, visto che sembra evidente che fossero bianchi i responsabili [dell'assassinio], potreste ritrovarvi pieni di amarezza, di odio, di desiderio di vendetta.
Potremmo andare in quella direzione come paese, verso una spaccatura ancora maggiore, i neri con i neri, i bianchi con i bianchi, ricolmi di odio gli uni per gli altri.
Oppure possiamo fare uno sforzo, come ha fatto Martin Luther King, per capire e per comprendere e rimpiazzare quella violenza, quella macchia di sangue che ha coperto il nostro paese, con uno sforzo per capire, con compassione e amore.
Per chi di voi è nero, ed è tentato di lasciarsi andare all’odio e alla diffidenza verso i bianchi, per l’ingiustizia di questo gesto, vi posso solo dire che io stesso posso sentire nel mio cuore quel tipo di sentimenti: qualcuno nella mia famiglia è stato ucciso, e anche lui per mano di un bianco.
Ma ora dobbiamo fare uno sforzo negli Stati Uniti, dobbiamo fare uno sforzo per capire, per superare queste ore difficili.
Il mio poeta preferito è Eschilo. Egli scrisse:
“Anche nel sonno il dolore che non dimentica cade goccia dopo goccia sul nostro cuore, finché nella nostra stessa disperazione, senza che lo vogliamo, ci perviene la saggezza, attraverso la maestosa grazia di Dio.”
Quello di cui abbiamo bisogno negli Stati Uniti, non è divisione.
Quello di cui abbiamo bisogno negli Stati Uniti, non è odio.
Quello di cui abbiamo bisogno negli Stati Uniti, non è violenza e rifiuto della legge, ma è amore, saggezza, e compassione gli uni verso gli altri.
E un senso di giustizia per coloro che ancora soffrono nel nostro paese, sia che essi siano bianchi o che siano neri.
Possiamo far bene in questo paese. Avremo tempi difficili. Ne abbiamo avuti in passato ma ne avremo in futuro.
Non è la fine della violenza. Non è la fine del rifiuto della legge. Non è la fine del disordine. Ma la grande maggioranza dei bianchi in questo paese e la grande maggioranza dei neri in questo paese vuole vivere insieme,
vuole migliorare la qualità della nostra vita, e vuole giustiza per tutti gli esseri umani che dimorano nella nostra terra.
Dedichiamoci dunque a ciò che i greci definirono in questo modo tanti anni fa: a domare la selvaggità dell’uomo e rendere gentile la vita di questo mondo.

Dedichiamoci a questo. E diciamo una preghiera per il nostro paese e per il nostro popolo. Grazie molte”.

Cit. della traduzione da raistoria.it

Ettore Poggi

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