Mitis Iudex Dominus Iesus: La riforma di Francesco

Papa-Francesco-I

 

Con la lettera apostolica Mitis Iudex Dominus Iesus  rilasciata in forma di “Motu Proprio” Papa Francesco applica la riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio nel codice di diritto canonico. Tale riforma, secondo quanto riportato nella premessa iniziale, è stata suggerita e sollecitata dalle esigenze del mondo secolare e dalla necessità della Chiesa di essere presente nel mondo e di rappresentare ancora una via sicura per le anime dei fedeli. La riforma prosegue nel solco tracciato dagli insegnamenti di Paolo VI, il quale durante il suo pontificato con forza si pronunciò sulla cura e salvezza delle anime secondo il “disegno divino della Trinità, per cui tutte le sue istituzioni devono tendere al fine di comunicare la grazia divina e favorire il bene dei fedeli”. Con tale riforma Francesco intende favorire non la nullità dei matrimoni, come erroneamente si è letto in diversi articoli pubblicati sull’argomento, ma la celerità e la semplicità dei processi affinché “il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio”. Il ruolo del vescovo è centrale in questa riforma: egli sarà giudice “affinché sia tradotto finalmente in pratica l’insegnamento del Concilio Vaticano II in cui si è stabilito di rendere evidente che il vescovo stesso nella sua Chiesa è pastore e capo e giudice tra i fedeli”. Inoltre, egli dovrà accompagnare i coniugi non solo durante il processo nel ruolo di giudice, ma anche nel percorso successivo della loro vita nel ruolo di pastore e confessore. Tra le circostanze che possono consentire la causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo breve vi sono: mancanza di fede, la brevità della vita coniugale, l’aborto, la relazione extraconiugale, l’occultamento della sterilità o di una grave malattia, la violenza fisica inferta per estorcere consenso. Si è portati a dubitare della capacità della Chiesa di essere “presente nel mondo”, di essere legata a concetti o dogmi  antichi e oramai superati, di non comprendere i fedeli, di non essere al passo con la modernità, quando non ci si accorge della sua capacità di vivere nel mondo. Vivere non vuol dire per forza accettare ed adeguare, vuol dire comprendere  e confrontarsi con se stessa, la propria tradizione, il proprio credo e tracciare il cammino dei fedeli.

Francesco ha scelto un pontificato “orizzontale”, da condividere con i fedeli, per comprendere con essi quale sia il percorso che Dio ha riservato per la Chiesa, con un’unica grande certezza, la fede.

Roberto

 

 

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