Charlie Chaplin è colpevole.

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“Are you a comunist?”

“No, I’m not a comunist”

Il 19 settembre 1952, mentre Charlie Chaplin è in vacanza in Inghilterra con la sua famiglia, il procuratore generale degli Stati Uniti d’America, Peyton Ford, revoca a Charlie il permesso di rientro, senza addurre una motivazione ufficiale. Essendo l’attore cittadino britannico e non avendo mai richiesto la cittadinanza americana, senza tale permesso Chaplin non può rientrare negli USA.

E’ dal 1936 che l’attore britannico viene accusato di simpatizzare per i sovietici, da quando produce, dirige e interpreta il film “Tempi Moderni”.La pellicola è la parodia del sistema capitalistico americano, che evidenzia la condizione precaria della massa operaia costretta ad interminabili ore di lavoro scandite dalla catena di montaggio. Il suo discorso all’umanità, girato in un solo ciak nel suo film successivo “Il Grande Dittatore”, accresce questo sentimento di ostilità. L’attore nei panni di Hynkel invita i soldati a deporre le armi e gli uomini a vivere in pace. All’epoca tali dichiarazioni vengono interpretate dall’opinione pubblica e dalla stampa americana come scarso patriottismo, e le successive dichiarazioni di Chaplin in cui elogia i russi per il valore dimostrato durante il conflitto con i tedeschi accendono la miccia. Ogni conferenza stampa inizia con la solita domanda e risposta: “Are you a comunist?”, “No, I’m not a comunist”.

Chaplin diventa per il nuovo direttore della Federal Bureau of Investigation, J. E. Hoover, ospite non gradito e l’uscita dal paese dell’attore, nel 1952, è la condizione perfetta per allontanarlo definitivamente. Soltanto dopo la fine della guerra fredda, gli Stati Uniti consci dell’errore di valutazione commesso, proverranno più volte a far rientrare l’attore. Tuttavia, solo con l’assegnazione dell’oscar alla carriera nel 1972, a Los Angeles, Charlie rientra negli Stati Uniti.

La notte degli oscar è il giorno della riappacificazione: il pubblico accoglie l’attore con un lungo e caloroso applauso; le sue uniche e  commosse parole sono:

«Words are so futile. So weak. I can only say thank you for the honor of inviting me here.

Oh, you’re wonderful. Thanks»

Roberto

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