La commemorazione dei morti

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Il culto dei defunti e le visite ai cimiteri diventarono un’abitudine comune in Occidente nella seconda metà dell’Ottocento. Questa nuova usanza fu facilitata da un lato dai positivisti, che ritenevano il culto dei morti un elemento di civismo, dall’altro dai cattolici, che in contrasto con quanto sostenuto fino al secolo precedente, provavano durante le visite al cimitero un “avvicinamento”, una sorta di incontro con i propri cari defunti.
Nell’Ottocento si venne a creare la forma di rito funebre più simile a quella che conosciamo oggi: l’introduzione di rigidi schemi di riti e rituali permise di accettare l’idea della morte e di creare una sorta di convivenza con essa, rompendo così il silenzio tra vivi e morti che vigeva da secoli ed esorcizzando anche la paura della morte.
A dimostrazione della demonizzazione della morte, venne modificata anche l’architettura dei sepolcri: i cimiteri come li conosciamo oggi, appena fuori dalle mura cittadine, furono infatti edificati proprio nell’Ottocento, dopo l’emissione dell’editto di Saint Cloud (1804). l cimiteri ebbero spazi sempre più grandi e monumentali, ricchi di statue e costruzioni. Le famiglie cominciarono a visitare insieme i cimiteri, e non è raro che le tombe monumentali rappresentassero proprio il nucleo famigliare come soggetto principale della scultura.
Un altro aspetto fondamentale che si venne a creare nel XIX secolo è il connubio tra morte e donna, ovvero la cosiddetta morte al femminile. Da una parte questa si identificava con la “donna angelo”, quella che accompagnava alla “buona morte” o che moriva ella stessa per consunzione; dall’altra, invece, si identificava con la “femme fatale”, la donna che faceva morire, spesso per malattie vergognose come la sifilide.
La partecipazione della donna ai riti funebri ha origini molto antiche, ma nell’Ottocento (ed in alcune zone in Italia fino alla seconda metà del Novecento) era molto comune la figura della prefica, ovvero della donna che era pagata per piangere e lamentarsi durante il funerale di uno sconosciuto.
L’onnipresenza della figura femminile svela il legame che univa, più fortemente che mai, Eros e Thanatos, l’impulso alla vita e quello alla morte: l’Ottocento ha rappresentato un secolo di transizione per quello che concerne l’elaborazione della morte, e nonostante la “repressione” da parte della Chiesa, molti rituali nati o riadattati in quel momento storico sono sopravvissuti sino ad oggi.

 Maria 

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