Undici leoni in campo: gli invincibili del Grande Torino

Grande_Torino_1949

Con il termine “Grande Torino” si intende la società calcistica Torino F.C., la quale visse un periodo di splendore compreso negli anni ’40: basti pensare che della Nazionale Italiana di quegli anni, facevano parte tutti i 10 titolari del Grande Torino eccetto il portiere della Juventus, Sentimenti IV. Quella del 1941/42 fu una rosa molto competitiva e collaudata, la quale partecipò alla Coppa Italia e alla corsa allo scudetto. La sfida si ripeté l’anno dopo, quando il Toro vinse il primo scudetto del ciclo del “Grande Torino”. Nel 1944, nonostante la guerra, il calcio andò avanti, ma con dei gironi divisi tra nord, centro e sud. Nella prima fase a gironi, giocato al Settentrione, i Granata si inserirono nel girone Ligure-Piemontese. La squadra sconfisse per 7-1 Genoa e Biellese, per 7-0 l’Alessandria, per 8-2 il Novara e per 5-0 la Juventus. Nel girone di semifinale, i Granata affrontarono dei derby contro squadre lombarde, dove arrivò una sconfitta per 1-3 e un pareggio per 3-3, ma poi arrivò la vittoria aggiudicandosi così la fase finale a tre. Il Toro alla fine perse il torneo, complice un incontro non ufficiale della Nazionale. Gli spezzini, che venivano dal pareggio 1-1 contro il Venezia, nell’incontro decisivo prevalsero 2-1, rendendo dunque inutile la successiva vittoria dei Granata per 5-2.

Dopo la guerra, il 14 ottobre 1945 ripartì il campionato, con lo scudetto cucito sulle maglie dei Granata. Subito il Toro iniziò una marcia travolgente nel suo girone, portandolo a battere tutti i record. Del Grande Torino dobbiamo anche ricordare il famoso “quarto d’ora granata”, che era un momento particolare della partita, perché a 15 minuti dalla fine della gara, Oreste Bolmida, un tifoso particolare, suonava tre squilli di tromba e da qua il Toro cambiava il modo di giocare e l’assetto tattico. Il risultato più clamoroso è stato nel 1946 allo stadio Nazionale, Roma-Torino 0-7. Nel 1949, ci fu l’ultima partita per il Grande Torino, il quale andò a Lisbona per giocare un’amichevole contro il Benfica. Le squadre mostrarono uno spettacolo degno del loro blasone, ma purtroppo la partita terminò 4-3 in favore del Benfica. Al rientro da Lisbona, il 4 maggio 1949, l’aereo che trasportava il Toro trovò una fitta nebbia che avvolgeva tutta la città. Alle ore 17.05, l’aeroplano si schianto’ contro il terrapieno della Basilica di Superga, provocando la morte istantanea di tutte le trentuno persone che erano a bordo. Per la fama della squadra, ciò ebbe una grande risonanza sulla stampa mondiale. Il giorno dei funerali quasi 1 milione di persone vi prese parte per dare l’ultimo saluto ai ragazzi. Così il Toro fu costretto, nelle ultime quattro partite del campionato, a schierare gli 11 del settore giovanile, e lo stesso fecero gli avversari di turno. Ricercando informazioni sull’accaduto sono rimasto molto colpito nel leggere un articolo che riporta le parole pronunciate dal cappellano della Basilica subito dopo l’incidente: «Ho sentito un rombo, paurosamente vicino, poi un colpo, un terremoto. Poi il silenzio. E una voce di fuori:” È caduto un apparecchio!».

Davide Aimar (11 anni)

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