I limiti come le paure sono spesso un’illusione

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Il 1963 è sicuramente un anno a cui va tributata la paternità di molti avvenimenti che hanno segnato per sempre i favolosi anni 60 e condizionato quelli a venire. In Inghilterra i Beatles raggiungevano per la prima volta il primo posto della hit parade con Please Please Me. In Italia Segni trascorse l’ ultimo anno della sua breve presidenza della Repubblica prima della malattia e Tony Renis vinceva il Festival di Sanremo con Uno per tutte. Negli Stati Uniti, quasi parallelamente, iniziò  l’ultimo anno di vita di John Kennedy e l’ inferno vietnamita si avvicinava sempre di più. In Vaticano da poco meno di un anno il Concilio Vaticano II determinava cambiamenti epocali nella vita della Chiesa e il suo promotore, Giovanni XXIII,  tornava per sempre alla casa del Padre nel giugno 1963. In mezzo a tutti questi grandi avvenimenti il 17 febbraio 1963 nacque a Brooklyn un bambino di nome Michael Jeffry Jordan. E’ indiscutibilmente il più grande giocatore di basket della storia. Sciorinare il suo palmares con i numeri dei record è persino riduttivo. Non è solo un personaggio dello sport. E’ un uomo che si è misurato con se stesso, ha scovato i propri limiti, li ha conosciuti e ha imparato a superarli. Il primo grande testimonial di calzature sportive fu lui. Il numero 23 dei Chicago Bulls, diventò poi un marchio. Oggi altri sportivi appartenenti ad altre discipline amano sfoggiare il 23 come tributo al grande MJ. La sua leggenda sportiva iniziò nel 1984 dopo tre anni a North Carolina. Chicago fu la destinazione che il destino gli assegnò e si inserì subito nel dualismo Jordan-Bird. Diventò il più grande e dal 1991 al 1998, sotto la guida di Phil Jackson, diventò per sei volte MVP, migliore giocatore delle finali. Si fermò e poi riprese, complice anche la tragica scomparsa del padre, uomo fondamentale nella carriera di Michael. Quando nel 2009 fu premiato alla Hall of Fame disse dal palco ai suoi figli “non vorrei essere in voi per portare il fardello” e in una maniera che gli appartiene particolarmente disse quello che forse è il riassunto conclusivo della sua carriera “I limiti come le paure sono spesso un’ illusione”.  Un uomo che ha insegnato a porsi un obiettivo e poi a superarlo, rendendo semplice un gesto apparentemente impossibile, mettere un tiro libero ad occhi chiusi.

Ettore Poggi

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